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Maxwell, James Clerk.

Fisico e matematico scozzese. Allievo di Faraday, fu professore di Fisica ad Aberdeen, quindi insegnò al King's College di Londra dal 1860 al 1865. Nel 1871 il duca di Devonshire lo nominò direttore del Cavendish Laboratory di Cambridge e da quel momento M. lasciò l'attività di docente per dedicarsi all'organizzazione degli studi scientifici. Con le sue ricerche egli contribuì in modo determinante a dare una sistemazione rigorosa alla teoria cinetica dei gas. Studiando la distribuzione della velocità molecolare in base alla legge degli errori di Gauss, nel 1860 dimostrò che, a temperatura costante, l'energia cinetica molecolare media non è legata alla natura delle molecole; inoltre eseguì delle misurazioni dell'agitazione interna dei gas, dalle quali poté ricavare formule per la definizione del cammino libero medio delle molecole. A M. si deve poi l'introduzione nella fisica del concetto di corrente di spostamento e la determinazione della formula generale che consente di stabilire il lavoro elettromagnetico prodotto dallo spostamento di un circuito all'interno di un campo magnetico. Il suo merito fondamentale consiste però nell'aver formulato la teoria dell'elettromagnetismo della luce e le equazioni generali del campo elettromagnetico: queste ultime non solo fornirono una spiegazione unitaria dei fenomeni ottici ed elettromagnetici, ma permisero anche di ipotizzare, per via matematica, l'esistenza di onde elettromagnetiche, poi confermata dagli esperimenti di Hertz. M. svolse anche studi su questioni riguardanti l'elasticità dei corpi e giunse a formulare un teorema che fornì a Betti le basi per enunciare il teorema di reciprocità. I risultati delle ricerche di M. trovarono espressione in diverse opere, tra le quali ricordiamo: On Faraday's Lines of Force (1856), il suo primo saggio; On Physical Lines of Forces (1861-62) e A Dynamical Theory of Electromagnetic Field (1865), nei quali definì un modello meccanico dell'induzione elettromagnetica; On the Dynamical Theory of Gases (1866); Treatise on Electricity and Magnetism (1873), il suo scritto più celebre, nel quale sviluppò la teoria dei campi (Edimburgo 1831 - Cambridge 1879). ║ Diavoletto di M.: paradosso della termodinamica secondo il quale un ipotetico essere diabolico sarebbe in grado di controllare le molecole di un gas che passano da un recipiente a un altro e di raccogliere, senza consumare energia, tutte quelle più calde in un recipiente e quelle più fredde nell'altro. Questa affermazione sembrerebbe smentire il secondo principio della termodinamica: la contraddizione è invece solo apparente, poiché le molecole di gas producono lavoro proprio in quanto si trovano a temperature diverse. ║ Equazioni di M.: equazioni, proposte da M. nel 1873, che descrivono il campo magnetico e costituiscono la base teorica dell'elettromagnetismo, dell'elettrostatica e della magnetostatica. Considerati E e H rispettivamente l'intensità del campo elettrico e del campo magnetico in un punto generico di un certo mezzo, nell'istante t generico; D e B le corrispondenti induzioni elettrica e magnetica; ρ la densità di carica elettrica e J la densità della corrente elettrica di conduzione, istante per istante e punto per punto, queste grandezze soddisfano le seguenti equazioni che possono essere scritte nella forma:

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e indicano, nel primo caso, che le sorgenti (positive o negative) del campo elettrico sono le cariche elettriche isolate (positive o negative); nel secondo che non esistono sorgenti isolate (positive o negative) del campo magnetico, ma ad ogni polo o massa magnetici è associato un polo o una massa di uguale valore e segno opposto. Il terzo caso costituisce il teorema della circuitazione del campo magnetico, mentre il quarto è la formula di Faraday-Neumann-Lenz dell'induzione elettromagnetica in termini vettoriali. La terza e la quarta equazione insieme generalizzano matematicamente il fatto che ogni campo elettrico variabile genera un campo magnetico variabile e viceversa, essendo i due campi uniti in un tutt'uno inscindibile, cioè nel campo elettromagnetico; la densità di corrente di spostamento fu introdotta da M. allo scopo di eliminare alcune contraddizioni che sorgerebbero nel caso di correnti rapidamente variabili. Le equazioni di M. unitamente alle equazioni costitutive

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(ε costante dielettrica assoluta, µ permeabilità magnetica assoluta, σ conduttività del mezzo), permettono di determinare, in modo univoco e in ogni istante, il valore del campo elettrico e del campo magnetico prodotti da una qualsiasi distribuzione di cariche elettriche di densità ρ e da una densità di corrente J. Nel caso dei fenomeni stazionari le equazioni 1), 4) e 5) si riducono a quelle analoghe dell'elettrostatica, mentre le equazioni 3) e 6) si riducono a quelle analoghe della magnetostatica. Le equazioni scritte si possono separare in gruppi distinti per il campo elettrico e per il campo magnetico soltanto nei casi stazionari. Se i campi elettrici e magnetici sono variabili nel tempo, questi risultano legati tra loro dalle equazioni 3) e 4) ed è quindi impossibile l'esistenza, ovvero lo studio, degli uni indipendentemente dagli altri. Per questo si parla di campo elettromagnetico ogni volta che campi magnetici ed elettrici sono variabili nel tempo. La forma in cui sono qui scritte le equazioni deriva da una formulazione fatta da Hertz che, fra le tante proposte, è la più comunemente nota e usata in fisica. ║ Ponte di M.: dispositivo impiegato per misurare le induttanze attraverso il metodo del ponte. ║ Teorema di M.: in un corpo elastico, un punto A, al quale sia applicata una forza unitaria che agisce in un punto B secondo la direzione b, subisce, in direzione a, uno spostamento pari a quello che subirebbe il punto B nella direzione b, se gli fosse applicata una forza unitaria che agisce in A secondo la direzione a. ║ Teorema della distribuzione della velocità di M.: se si riporta in un grafico la distribuzione delle velocità delle molecole di un gas, il punto massimo della curva che si ottiene rappresenta il valore più probabile della velocità, che non coincide né con la media delle velocità né con la velocità quadratica media. Considerando M il peso molecolare del gas, R la costante universale dei gas perfetti, T la temperatura assoluta si ricava che:

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